Depressione

post-partum

 

immagine depressione post-partum

 

 

Che cos’è la depressione post partum?

 

La depressione post partum è un termine generico per indicare tutti i disturbi psicologici che sopraggiungono nella puerpera nel primo periodo dopo il parto. Si va da situazioni leggere e naturali, quali un senso di malinconia, a situazioni depressive marcate, fino a veri stati confusionali e deliranti. E’ molto importante riconoscerli subito, per evitare che la donna viva male un evento bellissimo, con conseguente dispiacere e senso di colpa. Questi disturbi sono una conseguenza dei grandi cambiamenti della maternità. Sono comprensibili e superabili.

 

<< Torna su >>

 

Come si fa a riconoscere la depressione post partum?

 

Innanzitutto bisogna sapere che la malinconia dopo il parto è molto frequente e non è patologica. Deriva dai cambiamenti ormonali e dalla fine della gestazione. Passa da sola, purché l’ambiente intorno alla donna e al neonato risponda alle richieste di tranquillità e di comprensione.

Qualche volta la malinconia non passa, anzi peggiora. La donna ha un umore molto basso, è apatica, stanca, irritabile. Non riesce a curare il bambino come vorrebbe, e neanche a godere della sua presenza. Si sente una madre ingrata e questo peggiora le cose. Il sogno di diventare madre svanisce contro il peso psicologico che la pervade. Si sente incapace e diversa dalle altre. Il futuro è pieno di incognite. Si tratta di depressione post partum.

Ma questa depressione, se non curata e se unita ad altre fragilità personali, può aggravarsi ancora e diventare un incubo. La donna non solo è depressa, ma distorce la realtà, percependo un mondo minaccioso. Gli altri non solo non la capiscono, ma le fanno del male. Il bambino stesso è in pericolo. L’ansia diventa terrore. Le preoccupazioni diventano deliri. Questo è l’apice della depressione post partum, caratterizzato dalla confusione mentale e dalla angoscia. Si tratta di psicosi post partum.

 

<< Torna su >>

 

E’ importante capire di quale disturbo si tratta?

 

Riconoscere se siamo in presenza di una depressione post partum o di una psicosi post partum è fondamentale. Per molti autori si tratta di disturbi differenti; per la sottoscritta di due livelli diversi di uno stesso disturbo. Nella depressione la donna è ancora in grado di rendersi conto del malessere, di desiderare una cura e di chiedere aiuto. Nella psicosi lo stato mentale è così confuso e disturbato da annullare la lucidità, aumentando il rischio di eventuali gesti impulsivi.

Nella depressione la donna mostra un lato infantile spaventato ma conserva un lato adulto. E questo rende più facile collaborare nella cura e accettare gli aiuti famigliari. Nella psicosi la donna è immersa in un incubo, da cui vorrebbe uscire a tutti i costi senza sapere come, non è in grado di chiedere o di collaborare. Sono i suoi famigliari ad agire per lei. Essi si sostituiscono temporaneamente come genitori protettivi rispetto alla madre e al neonato.

Sia la depressione che la psicosi sono legati ad uno squilibrio psicologico, in cui la neomamma non è in grado di rivolgere tutte le sue attenzioni al neonato. Essa rivolge le attenzioni a se stessa, perché si sente abbattuta o in pericolo. Non può dedicarsi al bambino fuori di lei, perché c’è un bambino dentro di lei che reclama i suoi diritti. Allora i famigliari, che comprendono questo, si attivano perché la donna possa trovare un terapeuta e dedicare del tempo alla sua cura.

Quando l’angoscia sarà passata la donna potrà esprimere tutta la sua energia di madre, rivolgendola al figlio.

 

<< Torna su >>

 

Cosa devono fare i famigliari?

 

Come si è detto i famigliari sono una grande risorsa. Essi possono accorgersi del problema prima ancora della donna stessa. Nel caso della psicosi sono proprio loro a dover chiedere per primi l’aiuto, perché la donna è confusa e lontana dalla realtà. Non devono aver paura di affrontare il problema con sincerità, perché il disturbo non guarisce da solo.

I famigliari devono sapere che la rete a cui chiedere aiuto è formata da: medico di base, servizio di salute mentale (ce n’è uno in ogni circoscrizione), pronto soccorso in caso di urgenza, pronto intervento domiciliare (a Torino 118 collegato al S.U.P = Servizio di Urgenza Psichiatrica), consultorio famigliare o consultorio pediatrico, neuropsichiatria infantile. Per informazioni chiedere al centralino di ogni ASL.

La relazione con la donna deve essere improntata a vicinanza, sincerità e fermezza. La vicinanza diminuisce le paure e permette di svolgere le attività necessarie. La sincerità rassicura più della reticenza, anche perché in questo disturbo la donna è spesso insicura e sospettosa. La fermezza è necessaria per fornire una guida genitoriale senza tentennamenti.

I famigliari devono tenere in ugual conto la mamma e il bambino, che sono una diade in simbiosi. Quindi l’appoggio, la presenza e le attenzioni devono essere dati ad entrambi. L’ambiente diventa un genitore vicariante per mamma e figlio, fino a quando la depressione è passata.

 

<< Torna su >>

 

Quali sono le cure adatte?

 

Le cure sono indispensabili. Contemplano farmaci contro l’ansia, la depressione e la confusione mentale, affiancati ad un rapporto terapeutico continuativo. Le cure si devono protrarre con controlli per almeno il primo anno. Più il quadro è serio, più occorre una rete terapeutica. In genere un terapeuta da solo non basta. E’ più indicato un servizio territoriale, dove si possono reperire varie risorse, sia ambulatoriali che domiciliari.

 

<< Torna su >>

 

A cosa può servire la psicoterapia nei disturbi del dopo parto?

 

La psicoterapia serve a riattivare la componente genitoriale della madre, che dovrebbe scattare naturalmente alla nascita del figlio, ma che in questi casi non emerge. Ognuno di noi possiede l’attitudine alla cura verso l’altro e la manifesta quando c’è serenità interiore. La madre depressa invece regredisce per risolvere i conflitti, che il parto ha scatenato.

Se la madre non riesce ad essere un genitore adeguato, può cercare nel passato appigli istintivi. Può emergere un modello genitoriale arcaico e difensivo. In questi casi la donna non “è” madre, ma “fa” la madre secondo schemi rigidi, che non appagano né lei né tantomeno il bambino.

 

<< Torna su >>

 

Conclusione

 

Possiamo riassumere i concetti in questi consigli:

 

  • Se hai partorito da poco e ti senti triste, non pensare subito alla depressione. La malinconia è naturale e accompagna il distacco dal bambino che avevi in grembo.
  • Se la tristezza è profonda e non passa, può trattarsi di depressione, evento frequente dopo il parto, che ti accomuna ad altre donne.
  • Cerca innanzitutto una figura affettiva accanto a te e confidati, con lei cercherai un riferimento terapeutico.
  • Prenditi cura di te, cosa indispensabile per poterti prendere cura del piccolo, entrambi siete fragili nel nuovo cammino.
  • Accetta di buon grado i farmaci consigliati dal medico, anche se questo comporterà la sospensione dell’allattamento.
  • Dedica del tempo ai colloqui psicoterapici, per esprimere le tue emozioni e sistemare le idee che si accavallano tra passato e presente.
  • Se ti senti molto confusa, se hai degli incubi, se compaiono voci nelle tua testa, se hai l’impressione che il mondo sia contro di te, non attendere perché è necessaria una cura immediata.
  • Ogni stato d’animo dopo il parto è curabile e passa senza conseguenze.
  • Sostituisci al senso di colpa la volontà di agire per il bene tuo e del piccolo, al senso di fallimento la forza di mantenere il legame con lui, pur nelle difficoltà umane del momento.
  • Non mescolare troppi problemi: il primo problema adesso è curarti. Tutto il resto verrà dopo, comprese le eventuali crisi famigliari o esistenziali.

 

<< Torna su >>

 

BIBLIOGRAFIA

 

  • Berne E. “Analisi Transazionale e Psicoterapia”, Astrolabio,Roma, 1961
  • Chesler P. “Le donne e la pazzia” Einaudi Torino 1977
  • Fantini M. Giordano E. “I disturbi psichici dopo il parto” Neopsiche, n° 20 1995
  • Freud A. (1936). “L'io e i meccanismi di difesa”. Firenze: Martinelli, 1967
  • Giovannoli C. “Curare con la psicoterapia breve”, Neopsiche n.26, 1999
  • Giovannoli C. Fantini M. “Donne e psicoterapia”, Imprimitur, Padova, 1998
  • Mauri M. Banti S. “La depressione del post-partum” Giornale Italiano di Psicopatologia, Vol 9, 2003

 

<< Torna su >>