Ansia e panico

immagine ansia e panico

 

 

Cosa sono gli attacchi di panico?

 

Le crisi da attacco di panico sono una reazione psicosomatica, dove il corpo esprime una tensione non consapevole, derivante da stati di stress acuti o cronici. Sono disturbi benigni e curabili, purché venga presa in considerazione la sofferenza del corpo e della psiche. Possiamo riassumere il percorso di cura in tre tappe fondamentali: conoscere cos’è l’attacco di panico – ridurre con i farmaci la tensione buttata sul corpo – diventare consapevoli delle cause psicologiche con la psicoterapia.

 

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Cosa dobbiamo sapere del panico?

 

Innanzitutto non bisogna averne paura. Più la persona ha paura più aumenta l’ansia che precede e accompagna i sintomi. Addirittura la paura può diventare il problema principale, che impedisce di svolgere una vita normale. Per non avere paura bisogna conoscere il fenomeno. Se il bambino ha paura di un rumore al buio, niente di meglio che accendere la luce, vedrà che la causa è naturale e non spaventosa.

Il panico è una forma di ansia accumulata. E’ una reazione possibile del cervello di fronte ad un eccesso di tensione emotiva. La tensione si scarica sul corpo producendo sensazioni fastidiose dovute alla attivazione del Sistema Nervoso Autonomo. Gli organi interessati perdono il loro abituale equilibrio funzionale, ma non vengono mai danneggiati.

Il centro da cui parte tale scarica si trova nel cervello emotivo, fortemente influenzato dalla psiche. Nei periodi di stress, di stanchezza eccessiva, di angoscia rispetto ad una scelta, di dispiacere, sale la tensione. Se non viene accolta e stemperata, può crescere fino a determinare un attacco improvviso. La crisi è come il fischio di una pentola a pressione. Come la scossa di un terremoto sotterraneo. Come un richiamo primitivo in mancanza di altri messaggi.

 

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Perché la crisi parte dal cervello?

 

Il nostro cervello dirige i comportamenti con due strumenti, che sono i pensieri e le emozioni. Quando capita un evento, il cervello lo accoglie immediatamente nella parte emotiva, per dare una prima lettura grezza, e poi invia i dati alla parte pensante, che la arricchisce di elementi in un significato completo. L’esperienza emotiva è una conseguenza di questo processo e viene registrata in due memorie, una emotiva e una logica. La memoria logica ricorderà la forma e il significato dell’accaduto, mentre la memoria emotiva ricorderà il tipo di sensazione associata. Qualche volta può capitare che la parte emotiva del cervello reagisca per conto suo, senza passare al vaglio della parte pensante. Ad esempio nelle reazioni impulsive, oppure in situazioni di emergenza, quando il pericolo è immediato, o anche nelle crisi di panico.

In questi casi una forte carica di energia, chiusa nella parte emotiva, trova una via di scarico in modo autonomo, diventando ansia acuta. Questo avviene dopo un progressivo accumulo, che il pensiero non riesce più a dominare. Nell’ attacco di panico l’energia si dirige verso il corpo. seguendo le vie del Sistema Nervoso Autonomo o Sistema Neurovegetativo, costituito dalle componenti Vago e Simpatico.

Tali due componenti nervose funzionano fuori dalla coscienza, hanno azioni opposte e il loro equilibrio costante garantisce stabilità a tutti gli apparati. Il simpatico induce tachicardia, affanno respiratorio, aumento della pressione, blocco dei movimenti gastrici ecc; il vago invece rallentamento dei battiti e del respiro, ipotensione, senso di vertigine, nausea ecc. L’attacco di panico è una scarica che interessa soprattutto la parte alta del corpo: tachicardia, sudorazione, vertigine, formicolii alla testa, senso di svenimento. Nel panico il Sistema Autonomo va fuori controllo e scarica in modo disordinato. Ecco perché il disturbo sembra una malattia fisica, ma non è propriamente tale.

 

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Sono utili gli psicofarmaci?

 

Le crisi d’ansia sono in qualche modo utili, perché riducono la tensione interna, ma sono molto fastidiose. Assomigliano ad una tempesta, fanno paura, perché la persona sta veramente male. I suoi organi vengono sollecitati per qualche minuto. Bisogna quindi ridurre la tensione del Sistema Nervoso Autonomo, che è il responsabile di tali sensazioni fisiche. A questo proposito sono molto utili i farmaci, presi a dosi moderate e sotto controllo medico. I farmaci fanno stare subito meglio, perché riducono i sintomi, e la persona evita di cadere nel circolo vizioso della paura della paura. Sono anche curativi perche riportano le vie nervose ad un funzionamento corretto.

Innanzitutto si usano gli ansiolitici, che curano l’eccesso di scarica emotiva. Devono essere presi a dosi costanti, e non solo al bisogno, perché i nervi si riabituino a funzionare armonicamente. Il periodo della cura dipende dalla intensità del problema (numero, successione ed intensità degli attacchi di panico). Sono anche utili gli antidepressivi, quando gli ansiolitici da soli non bastano. Si è visto che spesso l’accumulo di carica emotiva deriva da stati d’animo depressivi, che agiscono dentro la persona senza che questa ne sia pienamente cosciente e che derivano da situazioni croniche di malessere.

Prendere gli psicofarmaci a dosi moderate permette alla persona di capire che non è malata, che il suo corpo è soltanto troppo sollecitato dall’ansia e che c’è un rimedio. Permette anche di non interrompere i progetti di vita e di ritrovare l’energia sufficiente per passare all’altra fase della cura, che è la psicoterapia.

 

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E’ utile la psicoterapia?

 

La vera cura si completa soltanto con una psicoterapia. Dopo che la persona ha notizie sul panico e ha iniziato la cura per il sistema nervoso, è indispensabile che capisca quali circostanze hanno fatto salire così tanto la sua tensione emotiva. Altrimenti potrebbe ricadere. La psicoterapia, fatta attraverso un percorso breve con uno specialista adatto, innanzitutto aiuta a collocare le crisi nel contesto, cioè all’interno di un periodo della vita che presenta una dfficoltà speciale.

 

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Di quale difficoltà si tratta?

 

Non dobbiamo pensare ad una difficoltà uguale per tutti, perché ognuno ha la sua propria difficoltà: può essere la paura di non farcela in quel ruolo determinato, il terrore di perdere un sogno o un legame, la convinzione di essere di danno a una persona amata, la ribellione a troppe responsabilità, la fuga dalla solitudine ecc. Proprio questa unicità rende indispensabile la psicoterapia. Come si farebbe altrimenti a capirlo? I farmaci sono uguali per tutti e servono a sedare l’ansia. Ma la causa dell’ansia è contenuta in una storia unica, che solo il soggetto conosce e può raccontare.

Le psicoterapie più indicate sono quelle ad indirizzo cognitivo o relazionale. La Analisi Transazionale, in cui la sottoscritta si è formata, è uno strumento utilissimo per riportare armonia fra le componenti della personalità. Infatti in terapia, dopo aver fatto un contratto sugli obiettivi e sulle modalità dei colloqui, si danno rimandi ed informazioni per aumentare la forza della parte Adulta, si accolgono le paure e le tristezze della parte Bambina, e si incoraggia l’uso morbido del Genitore Interno che fa da sostegno e guida.

Il panico segnala una lotta interna fra un modo di essere imparato fin dall’infanzia, che rassicura, ed un altro modo più utile di essere, che è nuovo e appare rischioso. Solo raccontandosi davanti ad un terapeuta la persona arriva a distinguere la strada vecchia dalla nuova, diventa consapevole della difficile scelta e trova il coraggio e la fiducia di proseguire.

 

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Cosa ci vuol far capire il disturbo da attacco di panico?

 

Il disturbo da attacco di panico fa capire che si è in bilico, tra una strada vecchia ed una strada nuova. La strada vecchia rassicura ma è pesante, la strada nuova è rischiosa. Questa incertezza, unita alla paura di perdere gli appigli, crea una carica emotiva che sfocia nell’ansia acuta. Non si vede la soluzione perché si estremizzano gli opposti. La soluzione sta in una terza possibilità, che non si conosce.

 

Ad esempio. Un uomo lavora sodo e non ha più tempo per i suoi cari, non sa ridurre gli impegni. Si sente stressato, ma domina la stanchezza e minimizza il malcontento dei famigliari. Ad un certo punto incomincia a soffrire di attacchi di panico e si chiede il perché. Non si rende conto che è ad un bivio: continuare a pensare solo al lavoro o incominciare a dedicarsi agli affetti. Solo che considera il lavoro la sua unica fonte di valore e gli affetti un terreno pericoloso. Da piccolo è morta sua madre ed egli ha trovato conforto nelle frenetiche attività. Il panico porta in evidenza questo conflitto, che blocca il cambiamento.

 

Altro esempio. Un ragazzo in seconda superiore manifesta crisi di panico. Anche lui si trova in bilico: continuare una scuola che non gli piace o cambiare scuola contro il parere dei genitori che ne sarebbero delusi. Già in passato ha fatto di testa sua e di lì a poco ha subito un incidente. Non sa che la crescita passa attraverso scelte autonome, che per forza sono anche in contrasto con gli altri e che non c’è da aspettarsi una punizione per questo. Il panico evidenzia il terrore di sbagliare e l’impotenza di risolvere la questione.

 

Altro esempio. Una ragazza sta per finire l’università con buoni risultati. Mentre prepara la tesi ha degli attacchi di panico. Apparentemente non c’è una causa. In realtà la ragazza ha paura di finire gli studi, perché le sembra di diventare grande e di perdere l’infanzia per sempre. Nell’infanzia non ha ottenuto l’amore sperato e questo le impedisce di entrare nel mondo dei grandi. Il suo inconscio percepisce il bivio come insanabile: diventare grande senza amore o restare attaccata al rimpianto d’amore senza crescere. Di qui il panico al termine dell’università.

 

La crisi è la spia che qualcosa non funziona e che bisogna correre ai ripari. Ma non mostra chiaramente dove si trova il danno, perché il conflitto è in parte inconscio. Il panico è un botto contro uno scoglio mentre il viaggio è lineare e mette in evidenza una terra sommersa. Questa terra è un nostro bisogno dimenticato. Merita soffrire un po’ per ritrovarlo e soddisfarlo nel modo giusto.

 

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Conclusione

 

Possiamo riassumere i concetti in questi consigli:

 

  • Se hai attacchi di panico che si ripetono, non aspettare che ti passino da soli ma fai subito qualcosa di utile per te.
  • Parlane con il tuo medico di base o con un medico di fiducia e raccogli tutte le informazioni che ti rassicurino.
  • Sappi che non sei malato, ma che il tuo corpo sano sta subendo delle scariche nervose.
  • Sappi che non si tratta di una qualche pazzia, ma soltanto di ansia molto forte.
  • Accetta di buon grado di assumere una terapia ansiolitica che ti farà stare subito meglio.
  • Gli ansiolitici ben dosati non danno dipendenza né effetti collaterali significativi.
  • Rivolgiti ad uno psicoterapeuta, psicologo o psichiatra, per trovare la causa psicologica del tuo panico.
  • Chiediti quale stress stai attraversando per poter mettere in atto i possibili rimedi.
  • Individua con quale persona significativa hai difficoltà relazionali perché lì ci può essere l’origine di un malessere.
  • Se non è una persona può trattarsi di una richiesta sociale verso cui provi sentimenti contrastanti o di una scelta difficile ma necessaria.
  • Inizia con fiducia la psicoterapia perché ti porterà a risolvere il problema e nello stesso tempo a diventare più consapevole e più “grande”.
  • Non prendertela con il tuo disturbo, perché ti vuole portare sulla retta via, facendoti ritrovare qualcosa che rischiavi di perdere.

 

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BIBLIOGRAFIA

 

  • Erskine R.G. “Sistema Ricatto” in Neopsiche n°5, 1985
  • Galimberti U. “Il corpo” Feltrinelli, 1983
  • Goleman D “Intelligenza emotiva” BUR 1999
  • Jervis “Manuale critico di psichiatria”
  • Lanari G. Rossi B. Adorni P. Cei B. “Panico, istruzioni per l’uso” Armando 2006
  • Le Doux “Il cervello emotivo” Baldini Castoldi Milano 2003
  • Fantini M. Pezzini F. “La mula e il vento, storie di disagio psichico fra realtà e memoria” Ananke Ed. Torino, 2008
  • Moiso C. Novellino M. “Stati dell’Io” Astrolabio Roma 1982

 

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